Ampliare la prospettiva: nuovi argomenti in favore dei titoli non statunitensi
Penalizzate da anni di sottoperformance, le azioni non statunitensi erano diventate una scelta difficile per gli investitori, ma oggi vediamo sempre più motivi per aggiungerle a un portafoglio diversificato.

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In sintesi
- Sebbene i benchmark azionari non statunitensi abbiano segnato il passo per oltre un decennio rispetto all'S&P 500 Index, alcuni titoli al di fuori degli Stati Uniti hanno registrato in questo periodo alcuni dei migliori guadagni del mercato.
- Nonostante ciò, molte di queste azioni sono scambiate con uno sconto relativo, dato che l'entusiasmo degli investitori ha spinto l'indice S&P 500 verso nuovi massimi.
- A nostro avviso, il divario di valutazione offre un margine di rialzo e un'opportunità per diversificare le posizioni azionarie, in un momento in cui la storia suggerisce che gli investitori dovrebbero considerare un approccio più globale.
Dopo oltre un decennio di sovraperformance, le azioni statunitensi hanno finito per dominare molti portafogli azionari: l'entusiasmo per l'intelligenza artificiale ha infatti proiettato al rialzo i titoli tecnologici dei "Magnifici 7", mentre la crescita USA ha superato quella dei suoi omologhi.
Ma, lontano dai riflettori, un gruppo selezionato di azioni non statunitensi ha silenziosamente - ma decisamente - riguadagnato la scena. Negli ultimi dieci anni, in media, 82 delle 100 migliori azioni dell'MSCI All Country World Index erano di aziende con sede al di fuori degli Stati Uniti, e i loro guadagni erano trainati da solidi modelli di business e da fattori favorevoli secolari ben più importanti della loro sede fisica.1 Agli investitori restii ad allocare capitali fuori dagli Stati Uniti, questi titoli suggeriscono che un approccio selettivo ai mercati non statunitensi potrebbe dare i suoi frutti, soprattutto se si considerano i divari di valutazione tra omologhi statunitensi e non statunitensi e un ciclo azionario che sta mostrando segnali di una possibile svolta.
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1 Morningstar, al 31 dicembre 2024.
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Comunicazione di Marketing.