Trump 2.0: deriva dei continenti
Jenna Barnard, Co-Head of Global Bonds, analizza le recenti variazioni dei rendimenti obbligazionari e sostiene che il Trump 2.0 ha implicazioni notevolmente divergenti per i tassi d'interesse negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

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In sintesi
- I rendimenti obbligazionari non hanno seguito lo stesso percorso osservato dopo le elezioni presidenziali del 2016, in particolare nelle diverse aree geografiche. Ciò riflette l'impatto divergente dei paventati dazi statunitensi sulla crescita e l'inflazione nei vari paesi.
- Forse l'esempio migliore è la politica monetaria dell'Eurozona in confronto a quella degli Stati Uniti, con la Banca centrale europea che potrebbe senz'altro trovarsi costretta ad allentare di più, mentre il numero atteso di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense si è ridotto dopo il voto.
- La proroga dei tagli fiscali approvati da Trump nel suo primo mandato esclude aumenti delle imposte imprevisti, ma resta in discussione l'entità di ulteriori stimoli fiscali.
I mercati obbligazionari stanno confondendo l'opinione di consenso secondo cui dovrebbero mostrare lo stesso adeguamento dei prezzi a rendimenti più elevati visto nel 2016 dopo la vittoria elettorale di Trump.
Figura 1: Variazione dei rendimenti dei titoli governativi a 10 anni una settimana dopo le elezioni statunitensi (novembre 2016 e novembre 2024)
Fonte: Bloomberg, rendimento dei titoli governativi statunitensi a 10 anni. Rendimento dei titoli governativi tedeschi a 10 anni, rendimenti dei titoli governativi britannici a 10 anni. Dall'8 novembre 2016 al 15 novembre 2016, dal 5 novembre 2024 al 12 novembre 2024. Un punto base (pb) equivale a 1/100 di punto percentuale, 1 pb = 0,01%. I rendimenti possono variare nel tempo e non sono garantiti.
Per certi versi, questa ipotesi sembrava basata su una sorta di memoria muscolare del 2016 e una visione generalizzata secondo cui Trump = espansione fiscale sfrenata. Tuttavia, nonostante l'alta probabilità di una vittoria schiacciante dei Repubblicani, negli Stati Uniti la curva dei rendimenti si è appiattita e le remunerazioni obbligazionarie sono rimaste invariate rispetto ai livelli pre-elettorali.
Nel frattempo, in altri paesi, i rendimenti obbligazionari sono scesi poiché i rischi per la crescita legati ai dazi pianificati da Trump rimangono considerevoli, con un impatto inflazionistico ipoteticamente limitato. Di seguito è riportato un interessante caso di studio dei potenziali effetti sull'inflazione e la crescita, che abbiamo evidenziato a ottobre.
Figura 2: Impatto stimato dei dazi di Trump sugli Stati Uniti e sull'Eurozona
L'onere molto più pesante per la crescita europea al netto incoraggia un atteggiamento accomodante della Banca centrale europea
Fonte: Goldman Sachs, Jans Hatzuis, Implications of Higher Tariffs for Euro Area and US Monetary Policy”, al Forum della Banca centrale europea, 2 luglio 2024. Presuppone dazi del 10% a tappeto e ritorsioni totali. Non vi è alcuna garanzia che le tendenze passate continuino o che le previsioni si realizzino. Le opinioni sono soggette a modifiche senza preavviso.
A nostro avviso, i movimenti di prezzo all'indomani dei risultati elettorali sono stati una reazione logica, che riflette gli aspetti seguenti.
- Rischi tariffari citati in precedenza.
- Un mercato obbligazionario che sta già scontando solo altri tre tagli dei tassi d'interesse negli Stati Uniti, fino a un livello che probabilmente resterebbe al di sopra di un tasso neutrale per l'economia USA. Con i tassi ipotecari statunitensi di nuovo intorno al 7%1 , questa aspettativa del mercato non fa necessariamente presagire un irripidimento della curva dei rendimenti.
- Una politica energetica mirata ad aumentare l'offerta e a mantenere il prezzo del petrolio sotto controllo.
A corollario di tutto questo, sul fronte fiscale il mercato sconta con totale convinzione un rinnovo degli sgravi adottati da Trump nel 2017, in scadenza nel 2025. Tuttavia, non si tratta di uno stimolo fiscale per la crescita economica in sé, ma semplicemente di una mossa per scongiurare aumenti imprevisti delle imposte. Dal lato della spesa, potremmo vedere misure compensative, in quanto la nuova amministrazione punta alle efficienze, ma anche la capacità dei dazi di incrementare le entrate pubbliche resta un elemento importante da considerare. Le prospettive di una crescita che stimoli la spesa pubblica rimangono quindi alquanto oscure.
A ottobre, abbiamo espresso l'opinione che un trionfo di Trump non avrebbe comportato una replica del doloroso irripidimento di tipo bear osservato otto anni fa, mentre una vittoria di Trump potrebbe rivelarsi un catalizzatore positivo per i prezzi delle obbligazioni tedesche, con quelle statunitensi sottoperformanti in termini relativi.
L'economia tedesca fortemente dipendente dalle esportazioni è alle prese con molteplici venti contrari: la debolezza della Cina che pesa sull'export, la concorrenza della Cina sui veicoli elettrici e ora la minaccia di dazi sui beni esportati verso gli Stati Uniti. Questo sta già influenzando la politica interna della Germania, dove sono in programma elezioni anticipate a febbraio. Con Germania e Francia in una sorta di vuoto politico, la Commissione europea avrà il suo bel da fare per negoziare con la nuova amministrazione USA.
Ci dicono che per Trump "la scelta delle persone è la linea politica". A questo proposito, attendiamo notizie sulla nomina del Segretario al Tesoro per quanto riguarda la politica fiscale, mentre il possibile ritorno di Robert Lighthizer – noto per le sue visioni protezionistiche e rigide nei negoziati – come rappresentante per il commercio degli Stati Uniti nella nuova amministrazione offre ulteriori indicazioni sulla politica tariffaria. Nel frattempo, per gli investitori non statunitensi, il libro di Lighthizer "No Trade is Free", pubblicato nel 2023, fornisce una panoramica dei rischi per i singoli paesi derivanti da una politica commerciale Trump 2.0.
1Fonte: Bloomberg, Bankrate.com media nazionale dei mutui per la casa a tasso fisso a 30 anni negli Stati Uniti, 11 novembre 2024.
INFORMAZIONI IMPORTANTI
I titoli obbligazionari sono soggetti al rischio di tasso di interesse, di inflazione, di credito e di default. Il mercato obbligazionario è volatile. Con l'aumento dei tassi di interesse, i prezzi delle obbligazioni di solito diminuiscono, e viceversa. Il rendimento del capitale non è garantito e i prezzi possono diminuire se un emittente non effettua pagamenti puntuali o se la sua solidità creditizia si indebolisce.
Irripidimento bear: una situazione in cui i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine aumentano più di quelli delle scadenze più brevi.
Tasso neutrale: un tasso d'interesse al quale l'economia opera in condizioni di piena occupazione e con un'inflazione stabile, cioè un tasso che non è né espansivo né restrittivo per l'economia.
Curva dei rendimenti: un grafico che traccia i rendimenti di obbligazioni di qualità simile a fronte delle rispettive scadenze. In una curva dei rendimenti normale/inclinata verso l'alto, le obbligazioni a più lunga scadenza hanno rendimenti più alti di quelle a breve termine. Con una curva dei rendimenti invertita, i rendimenti delle obbligazioni a breve scadenza sono più alti di quelli delle obbligazioni a lunga scadenza. La curva dei rendimenti può segnalare le aspettative del mercato sulla direzione economica di un paese.
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