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La stagione delle donazioni: comprendere la gamma dei veicoli di beneficenza

Jeff Brooks, Senior Wealth Strategist, illustra i vari tipi di veicoli di beneficenza per aiutare gli investitori a prepararsi meglio alle decisioni legate al trasferimento di ricchezza, comunemente affrontate dalle famiglie con un patrimonio netto elevato e estremamente elevato.

Jeffrey R. Brooks, JD

Jeffrey R. Brooks, JD

Senior Wealth Strategist


25 novembre 2024
9 minuti di lettura

In sintesi

  • Comprendere le sottili differenze tra i diversi tipi di organizzazioni e tecniche di beneficenza è fondamentale per un'efficace pianificazione dell'attività filantropica.
  • In questo articolo, analizziamo alcuni dei termini comunemente usati, quindi esploriamo la "ragione ultima" dietro le donazioni benefiche e come spesso siano integrate con altri obiettivi fiscali e di trasferimento di ricchezza.
  • Gli obiettivi personali, sociali, di trasferimento della ricchezza e di deducibilità fiscale sono tutti fattori che influiscono sulla scelta finale dello strumento di donazione utilizzato. Chiarire quali sono le vere motivazioni dell'investitore è un passo essenziale per il successo delle donazioni benefiche.

L'ultimo trimestre dell'anno è il periodo più attivo per gli investitori, per quanto riguarda la raccolta di fondi e le donazioni benefiche. Il successo della filantropia dipende interamente dall'obiettivo, o dagli obiettivi, che un investitore sta cercando di conseguire, sia che si tratti di obiettivi personali, sociali, di trasferimento di ricchezza o di deducibilità fiscale.

In questo articolo, il primo di una serie dedicata alle donazioni filantropiche, passiamo in rassegna i vari tipi di veicoli di beneficenza che possono essere utilizzati per massimizzare il successo filantropico.

Sebbene il presente contenuto didattico non sia destinato a fornire consulenza fiscale o legale, può aiutare gli investitori ad affrontare meglio le questioni e le decisioni legate al trasferimento di ricchezza, comunemente affrontate dalle famiglie con un patrimonio netto elevato (indicativamente, superiore a un milione di dollari) o estremamente elevato (orientativamente, superiore ai 30 milioni di dollari).

L'anno scorso, l'importo totale stimato delle donazioni benefiche negli Stati Uniti ha superato i 557 miliardi di dollari. Le organizzazioni non profit ricavano la maggior parte delle donazioni da quattro fonti: donazioni compiute in vita da soggetti privati, lasciti di soggetti privati mediante testamenti e trust, donazioni da fondazioni di beneficenza e donazioni da parte di imprese. Sebbene il contributo maggiore provenga dalle donazioni compiute in vita da soggetti privati (67% dei contributi totali), le organizzazioni non profit di maggior successo attingono da ciascuna di queste fonti, per ottenere finanziamenti più stabili di anno in anno.1

Prima di addentrarci negli aspetti strategici della filantropia, ho pensato che sarebbe utile definire alcuni dei termini comunemente usati nel mondo delle donazioni benefiche; in particolare, i diversi termini riferibili alle organizzazioni di beneficenza, che sono spesso usati in modo intercambiabile ma in realtà hanno definizioni differenti.

Organizzazione non profit: un'organizzazione istituita per servire il bene pubblico, come per esempio distribuire i viveri ai bisognosi o fornire soccorsi in caso di calamità. Le organizzazioni non profit non sono soggette all'imposta federale sul reddito.

Ente di beneficenza: una tipologia di organizzazione non profit, con l'obiettivo di fornire aiuto ai soggetti bisognosi. Tutti gli enti di beneficenza sono organizzazioni non profit, ma non tutte le organizzazioni non profit sono enti di beneficenza. Tali enti non sono soggetti all'imposta federale sul reddito e le donazioni sono deducibili dalle tasse.

Organizzazione "not for profit": un'organizzazione istituita per servire gli interessi dei propri azionisti o membri, come per esempio un club sportivo o un'associazione di categoria. In sostanza, un'organizzazione “not-for-profit” è un'organizzazione non profit, senza però essere un ente di beneficenza. Queste organizzazioni non sono soggette all'imposta sul reddito, ma le donazioni non sono deducibili dalle tasse.

Organizzazioni di cui all'articolo 501(c)(3): queste organizzazioni sono in sostanza degli enti di beneficenza. L'articolo 501 (c) (3) dell'Internal Revenue Code (IRC) degli Stati Uniti consente l'esenzione di un'organizzazione dalle imposte federali sul reddito e la deducibilità delle donazioni. Si noti che l'IRC concede un'esenzione fiscale federale a 32 diversi tipi di organizzazioni non profit (si veda la pubblicazione IRS 557), ma solo le donazioni alle organizzazioni di cui all'articolo 501 (c) (3) consentono la deducibilità fiscale delle donazioni dei donatori.

Queste differenze sono importanti da cogliere perché, mentre la maggior parte delle organizzazioni non profit sono esenti da imposte, solo gli enti di beneficenza che soddisfano i requisiti specifici stabiliti dall'IRC possono offrire ai donatori la possibilità di detrarre i contributi di beneficenza dal reddito. Ecco perché è fondamentale confermare la posizione dell'organizzazione beneficiaria in merito alla deducibilità fiscale delle donazioni. I donatori desiderosi di ottenere una detrazione fiscale devono prima confermare la capacità del contribuente di indicare in modo particolareggiato le detrazioni e, in secondo luogo, confermare lo status di esenzione fiscale del beneficiario. Si può accedere a queste informazioni attraverso la funzione di ricerca “organizzazione esente” dell'Internal Revenue Services, all'indirizzo IRS.gov. Come secondo passo, poniamo l'attenzione sulla "ragione ultima" dietro le donazioni benefiche, e come spesso siano integrate con altri obiettivi fiscali e di trasferimento di ricchezza. Gli obiettivi personali, sociali, di trasferimento della ricchezza e di deducibilità fiscale sono tutti fattori che influiscono sulla scelta finale dello strumento di donazione utilizzato. Chiarire quali sono le vere motivazioni dell'investitore è un passo essenziale per il successo delle donazioni benefiche.

Gli investitori filantropici dovrebbero considerare i seguenti aspetti:

1. Quali obiettivi sociali sto cercando di conseguire mediante una donazione?
2. Qual è il mio piano patrimoniale complessivo e in che modo questa donazione benefica promuove i miei obiettivi di trasferimento della ricchezza?
3. Quanto sono importanti per me le agevolazioni fiscali? E gli aspetti concernenti la deducibilità dell'imposta sul reddito, sulle successioni e donazioni?
4. Quali vantaggi personali sto cercando di ottenere? (ad esempio, una soddisfazione o riconoscimento personale, un passo propedeutico alla governance familiare, l'attribuzione di una gratifica o di un beneficio in cambio del mio contributo benefico).

Passiamo ora a esaminare alcuni procedimenti utilizzati per le donazioni benefiche e le ragioni più frequenti del loro impiego.

Donazione diretta di denaro: offre il massimo valore e una liquidità immediata all'ente di beneficenza. In molti casi è il più semplice tra i procedimenti di donazione, ma non il più efficiente sotto il profilo fiscale.

Donazione di beni rivalutati detenuti per un periodo pari o inferiore a un anno: deduzione accordata di base o sul valore di acquisto del bene. Nessuna rilevazione di plusvalenza, ma nessuna deduzione per tale plusvalenza.

Donazioni di beni rivalutati detenuti per più di un anno: deduzione sul valore corrente del bene. Nessuna rilevazione di plusvalenza e pertanto nessuna tassazione sulla plusvalenza (situazione ottimale).

Donazioni di beni che presentano minusvalenze non realizzate (beni il cui valore corrente è inferiore a quello di acquisto): in genere è meglio vendere il bene, realizzare la perdita deducibile e poi donare il ricavato della vendita.

Donazioni "con benefici": per i donatori che desiderano ricevere una gratifica, un accesso o un diritto di titolazione su un edificio o un programma. Questo procedimento può contribuire al raggiungimento di obiettivi personali, ma può ridurre la deducibilità.

Distribuzione di beneficenza qualificata (Qualified Charitable Distribution, QCD): le distribuzioni dirette correttamente coordinate dagli IRA soddisfano i limiti minimi di distribuzione richiesti e non computano i QCD nel reddito. I contributi QCD sono ammessi fino alla soglia di 105.000 USD nel 2024 e successivamente sono indicizzati all'inflazione. I QCD sono utilizzati quando le distribuzioni minime richieste non sono necessarie/auspicate per uso personale e il cliente è propenso alla beneficenza.

Rendita di beneficenza: l'ente di beneficenza destinatario riceve una donazione e in cambio si impegna a erogare una serie di pagamenti al donatore. Spesso, l'ente di beneficenza utilizza una parte della donazione per acquistare una rendita commerciale, destinata a erogare la serie di pagamenti. Le rendite di beneficenza sono in genere utilizzate per garantire un flusso di cassa a vita al donatore e possono anche ridurre la deducibilità del contributo di donazione.

Trust di beneficenza (Charitable Remainder Trust, CRT): un CRT è simile a una rendita di beneficenza, tranne per il fatto che il beneficiario della donazione è un trust non revocabile. I termini del trust prevedono un flusso di reddito di pagamenti al donatore, per un numero di anni (non superiore a 20) o per tutta la vita del donatore (il "beneficiario principale"). Al termine del periodo di pagamento, i restanti beni del trust sono devoluti in beneficenza (il "beneficiario residuo").

I CRT sono comunemente utilizzati per ottenere sgravi sull’imposta sul reddito per i clienti che sono propensi alla beneficenza, hanno beni molto rivalutati, vorrebbero vendere per diversificare e/o generare liquidità e desiderano ottenere il differimento dell'imposta sul reddito sulle plusvalenze. Gli immobili con plusvalenze non realizzate vengono conferiti al trust. Il trustee procede alla vendita dell'immobile e investe il ricavato. Poiché il trust non è revocabile e il beneficiario residuo è esente da imposte, la vendita non determina alcun immediato assoggettamento all'imposta sul reddito, sebbene ogni pagamento dal trust al donatore comporti l'obbligo di pagare l'imposta sul reddito sull'importo della distribuzione. Pertanto, un CRT è un contributo di beneficenza accompagnato da sgravi sull'imposta sul reddito.

Trust di beneficenza (Charitable Lead Trust, CLT): un CLT ha molti punti in comune con il precedente CRT. I CLT sono trust non revocabili i cui termini prevedono un flusso di reddito di pagamenti a un ente di beneficenza (cioè il "beneficiario principale") per un numero qualsiasi di anni. Al termine del periodo di pagamento, i restanti beni del trust sono devoluti al soggetto o ai soggetti designati nel trust (vale a dire, i "beneficiari residui"). I CLT sono utilizzati per prorogare e diminuire il valore (e l'imposta sulle donazioni) della donazione ai singoli beneficiari residui. I CLT sono spesso utilizzati per conseguire obiettivi di beneficenza, trasferendo potenzialmente dei beni in fase di rivalutazione alle future generazioni. Pertanto, mentre un CRT offre sgravi sull'imposta sul reddito, un CLT è un contributo di beneficenza accompagnato da sgravi fiscali sulle donazioni.

Fondi DAF (Donor Advised Funds, DAF): i DAF sono conti di beneficenza finanziati da singoli donatori, ma amministrati e gestiti da un ente di beneficenza. Una volta effettuato il contributo di donazione da parte del donatore, l'ente di beneficenza sponsor detiene il controllo totale sui fondi. L'ente di beneficenza è responsabile della gestione del conto, dell'investimento dei contributi nel conto e della distribuzione dei fondi del conto, con la consulenza del donatore. Le distribuzioni sono effettuate ogni volta che l'ente di beneficenza e il donatore ne fanno richiesta. La legge attualmente non richiede l'impiego di fondi DAF. I DAF sono inquadrati come enti di beneficenza pubblici ai fini della detrazione fiscale; tuttavia, i DAF non sono beneficiari qualificati di una QCD.

Fondazioni private (Private Foundations, PF): sono entità costituite da un soggetto, una famiglia o un'impresa per supportare delle attività di beneficenza; ai fini dell'imposta sul reddito sono inquadrate come fondazioni private. I PF possono essere strutturati come società per azioni o come trust. In genere sono utilizzati per concedere assegnazioni di fondi ad altre organizzazioni benefiche (invece di gestire direttamente in proprio i programmi sociali).

I PF sono soggetti a molti vincoli, tra cui le restrizioni sulle operazioni di “self-dealing” e sui requisiti di distribuzione annuale. I PF pagano anche le imposte sui redditi netti da investimenti maturati sui beni non ceduti. I contributi di donazione ai PF possono prevedere una soglia di deducibilità fiscale, ma sono meno deducibili rispetto alle donazioni a enti di beneficenza pubblici. Al tempo stesso, i PF consentono al donatore di controllare l'investimento dei beni donati (con alcune limitazioni) e permettono al donatore di controllare la gestione e la distribuzione dei beni del fondo (con alcuni vincoli). I PF spesso impiegano e retribuiscono i membri della famiglia per amministrare la fondazione.

Gli investitori hanno a disposizione varie alternative nel momento in cui decidono di donare in beneficenza e l'elenco dei procedimenti appena elencati non è affatto esaustivo. Chiarire e dare priorità ai veri obiettivi dei clienti è un passo essenziale per il successo delle donazioni benefiche. Inoltre, la collaborazione con l'avvocato e il consulente fiscale del cliente aumenterà notevolmente le possibilità di successo.

Nel prossimo articolo della nostra serie dedicata alle donazioni benefiche, analizzeremo questo interrogativo: "Cosa dovrei donare?"

 

1 Giving USA 2024: The Annual Report on Philanthropy for the Year 2023.

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