Come incoraggiare il settore O&G a ridurre le emissioni di metano, adottando un engagement attivo
Olivia Gull, Governance and Responsible Investment Analyst e Ben Lofthouse, Head of Global Equity Income, discutono delle iniziative che gli asset manager possono intraprendere per ridurre le emissioni di metano, interagendo con le società produttrici di petrolio e gas.

11 minuti di lettura
In sintesi
- In un contesto in cui i governi e le autorità di regolamentazione cercano di incoraggiare la responsabilità ambientale, le emissioni di metano rappresentano un rischio finanziario significativo per le compagnie petrolifere e del gas (O&G). Dal punto di vista degli investimenti, i prezzi del CO2, l'evoluzione dei processi di acquisto dei clienti e le pressioni degli investitori stanno anch'essi incidendo in misura crescente sui flussi di liquidità e sulle valutazioni delle società del settore O&G.
- I dati sulle emissioni di metano comunicati dalle imprese devono essere più completi, in particolare per quanto riguarda le attività non direttamente gestite (le emissioni associate a joint venture e partecipazioni).
- Gli investitori devono incoraggiare le aziende a fornire una ripartizione più chiara delle emissioni di metano nella rendicontazione, a fissare obiettivi più mirati e ad avviare una maggiore collaborazione nel settore per contrastare le pratiche di venting/combustione in torcia e le emissioni fuggitive in hotspot di metano con risorse insufficienti.
Perché un engagement sul metano?
Un engagement attivo sul fronte dell'inquinamento da metano è socialmente rilevante, in quanto il potere riscaldante del gas è circa 80 volte superiore a quello dell'anidride carbonica e, pur non essendo altrettanto duraturo, determina il ritmo del riscaldamento globale nel breve termine. Sempre più spesso ci si rende conto che le fughe di metano dal settore del petrolio e del gas (O&G) sono state sottovalutate e rappresentano un rischio climatico molto maggiore del previsto. È importante che le aziende sappiano che gli investitori pretendono un maggiore impegno su questo tema.
Dal punto di vista degli investimenti, c'è un chiaro incentivo finanziario a incoraggiare le società O&G a ridurre le fughe di metano, in particolare quando i prezzi del gas sono elevati. Affinché il settore O&G continui a promuovere il gas come combustibile di transizione e alternativa al carbone con la metà delle emissioni, è necessario affrontare il problema delle emissioni di metano ad esso associate. La valutazione delle imprese del settore O&G viene sempre più influenzata e determinata da fattori più ampi, come i prezzi del CO2, la transizione verso l'energia e i trasporti sostenibili, nonché la pressione degli investitori per raggiungere obiettivi sostenibili. Gli investitori attivi possono interagire con le aziende per incoraggiarle a condividere le migliori pratiche, a fornire un quadro più chiaro e completo delle loro emissioni e a fissare obiettivi di riduzione più ambiziosi, che includano tutte le loro attività. Questi sforzi possono aiutare le società del settore O&G a migliorare le proprie credenziali di sostenibilità e, in ultima analisi, consentire agli investitori di prendere decisioni di investimento più informate.
Negli ultimi dodici mesi, l'ESG Research & Engagement Team di Janus Henderson, in collaborazione con team di investimento selezionati, ha interagito con diversi grandi nomi europei del settore O&G al fine di capire se stessero facendo abbastanza per affrontare il problema delle emissioni di metano. L'obiettivo era di capire quale fosse il livello di visibilità delle aziende su questo tema, quali fossero le misure intraprese, nonché valutare gli ostacoli al raggiungimento di un azzeramento del flaring e, in ultima analisi, all'eliminazione di tutte le emissioni di metano nelle loro attività.
Da tale interazione è emerso un dato deludente: sebbene le società abbiano compiuto molti progressi, negli ultimi cinque anni, nell'individuazione delle fughe di metano e nella gestione delle operazioni a più alte emissioni, le attività non direttamente gestite sono raramente oggetto di segnalazione. Si tratta di un aspetto importante, in quanto le emissioni di metano provenienti dalle joint venture devono essere misurate con precisione per poter essere gestite. Di conseguenza, abbiamo incoraggiato le imprese ad ampliare il campo di applicazione della rendicontazione sul metano, in modo che gli investitori abbiano piena visibilità dell'esposizione alle attività inquinanti e, soprattutto, che esse siano incluse negli obiettivi di emissione. Nei nostri ultimi incontri con le aziende, abbiamo appreso con soddisfazione che questa è la prassi adottata. Continueremo a monitorare la reportistica futura sul metano e i progressi compiuti in materia di riduzione delle emissioni.
Fonti di emissioni di metano da O&G
Le emissioni di metano possono essere rilasciate in diversi modi, essendo spesso un sottoprodotto dell'estrazione di petrolio greggio e gas. Il venting (sfiato) si verifica quando il gas metano viene scaricato direttamente (rilasciato) nell'atmosfera in varie fasi della produzione di O&G. La combustione in torcia (flaring) si verifica invece quando gli operatori bruciano il gas in eccesso, convertendolo in CO2 e acqua. Ciò può avvenire per ragioni di sicurezza o di manutenzione, se non è economico da utilizzare o vendere, o se non esiste l'infrastruttura per trasportarlo e immagazzinarlo. Perdite involontarie, note come emissioni fuggitive, possono inoltre verificarsi in tutte le fasi della supply chain del settore O&G.
Secondo BloombergNEF, nel 2021, il venting e la combustione in torcia hanno rappresentato rispettivamente il 64% e l'11% delle emissioni di metano del settore O&G, mentre il resto proveniva da emissioni fuggitive imputabili a valvole o apparecchiature sigillate in modo improprio.1
Conclusioni chiave emerse dalle nostre attività di engagement
1. I dati stanno migliorando, ma le emissioni di metano rimangono spesso sottovalutate
In alcune aree del settore si registrano progressi positivi. Ecco qualche esempio:
- I programmi di rilevamento delle perdite e di riparazione sono ormai comunemente diffusi
- Le aziende sfruttano in misura crescente i dati satellitari* disponibili
- Si sta intervenendo sulla gestione di attività in cui sono richiesti processi più semplici (ad es. sostituzione del venting, reindirizzamento del gas o eliminazione delle perdite nei vecchi impianti), e
- le aziende stanno abbandonando le stime dei fattori di CO2 per modellare i dati sulle emissioni, per passare all'uso della tecnologia di monitoraggio continuo, al fine di ottenere dati più accurati e in tempo reale su questo problema.
Esiste tuttavia una crescente disparità tra queste iniziative positive e la maggiore copertura mediatica sul costante (e, in alcuni casi, crescente) inquinamento da metano dovuto al settore O&G.
Uno dei principali problemi è che la maggior parte delle imprese non include le attività non direttamente gestite (joint venture e/o partecipazioni azionarie) nella raccolta dati, nella rendicontazione o negli obiettivi. Ciò significa che la maggior parte degli obiettivi aziendali di riduzione dell'intensità di metano e degli impegni di zero flaring riguardano solo le attività direttamente gestite; gli investitori non hanno pertanto una piena visibilità della reale esposizione di un'azienda a hotspot o super-emettitori di metano.
Un esempio in questo senso è l'esposizione di BP al giacimento petrolifero iracheno di Rumaila, che ha attirato molta attenzione da parte dei media a causa dell'eccessivo inquinamento da metano. L'anno scorso, un'inchiesta della BBC ha riferito che le comunità che vivono nei pressi dei giacimenti petroliferi di Rumaila, dove il gas è bruciato apertamente, erano ad alto rischio di leucemia. Nel 2019, l'Iraq ha rappresentato il 9% delle emissioni globali di metano, con uno spreco di gas stimato a 1,5 miliardi di dollari: una quantità sufficiente ad alimentare tre milioni di case.2
BP forniva assistenza tecnica all'operatore di Rumaila e veniva compensato in petrolio, invece che in liquidità. Ci sono state critiche sul fatto che il petrolio ricevuto da Rumaila fosse incluso da diversi anni nei dati di produzione di BP, escludendo tuttavia le emissioni associate dalla rendicontazione. Questo è un esempio della zona grigia che circonda l'ambito di applicazione della rendicontazione del metano, il rischio reputazionale di essere associati a operatori che non adottano le migliori pratiche e la necessità di una collaborazione in tutto il settore per migliorare la rendicontazione olistica del metano.
2. La collaborazione tra i vari settori è necessaria per individuare le aree problematiche
Il discorso sul metano deve quindi uscire dall'ambito della riduzione delle emissioni di tale gas derivanti dall'operatività delle aziende quotate ed espandersi a una discussione più ampia sulle partnership, le politiche pubbliche e la collaborazione nel settore (in particolare lavorando con aziende private e statali dove c'è mancanza di visibilità). Il Global Gas Flaring Tracker 2022 elenca un gruppo di paesi super-emettitori: Russia, Stati Uniti, Iraq, Iran, Algeria, Nigeria e Venezuela, a cui sono stati aggiunti più di recente Messico, Libia e Cina. Nel 2021, questi Paesi rappresentavano il 75% di tutto il flaring e il 50% della produzione globale di petrolio. Nonostante alcuni impegni nei confronti dell'iniziativa della Banca Mondiale "Zero routine flaring by 2030", solo gli Stati Uniti sono riusciti a migliorare con successo l'intensità di flaring della loro produzione di petrolio.
Questi hotspot di metano dovrebbero essere l'area in cui promuovere una collaborazione di settore e una politica pubblica innovativa. Ad esempio, un progetto sviluppato dall'Unione Europea per contribuire a ridurre le emissioni di metano dal gas algerino importato (dove il bacino algerino di Hassi R'Mel è segnalato come un hotspot di metano) propone di istituire un programma "tu raccogli, noi compriamo", in cui l'UE acquisterebbe gas che altrimenti verrebbe intenzionalmente rilasciato o bruciato.3
Nell'attuale clima geopolitico, la Russia rimarrà molto probabilmente uno dei principali emettitori di metano nel breve termine, con maggiori probabilità di combustione in torcia e un maggior rischio di "stranded asset"**, oltre a una certa negligenza nella chiusura dei pozzi. Oltre alla Russia, c'è il rischio politico e reputazionale legato alle relazioni con player di paesi economicamente instabili come la Libia e il Venezuela. È necessaria una più forte collaborazione pubblica e privata per risolvere le problematiche di questi hotspot di metano e gli investitori dovrebbero incoraggiare la condivisione delle conoscenze, per migliorare queste pratiche operative, invece di cedere le attività a proprietari governativi o a private equity, riducendo potenzialmente la visibilità e la responsabilità.
La maggiore attenzione normativa alle emissioni di metano è un dato positivo. Nell'ambito degli obiettivi di promozione dell'energia pulita dell'US Inflation Reduction Act (IRA) del 2022, l'amministrazione Biden ha anche preso di mira le emissioni di metano del settore O&G, fornendo 1,5 miliardi di dollari di incentivi per il monitoraggio e la mitigazione del metano, oltre a sanzioni per le emissioni elevate.4 Gli sforzi dei governi e le partnership settoriali sono vitali per fare progressi. Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26, nel 2021, 100 paesi si erano impegnati a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030, e il quadro di rendicontazione O&G Methane Partnership 2.0 è stato sviluppato come metro di riferimento per la rendicontazione sul metano.
3. Gli obiettivi di riduzione potrebbero non essere sufficientemente solidi
A causa della mancanza di dati accurati disponibili al pubblico, è difficile mettere a confronto analiticamente le major del settore O&G in termini di esposizione al metano, gestione del problema e rischio reputazionale futuro.
La maggior parte delle aziende O&G ha fissato obiettivi di riduzione dell'intensità del metano (emissioni in percentuale del gas naturale immesso sul mercato) dello 0,2%, in linea con la O&G Climate Initiative e ha aderito all'iniziativa "Zero Routine Flaring" (ZRF). Per i suoi impianti di petrolio e gas onshore negli Stati Uniti (BPX Energy), BP mira a conseguire tale obiettivo entro il 2025, con il 95% dei siti elettrificati entro il 2023, e Shell prevede di raggiungere questo obiettivo entro il 2025.5 Tuttavia, l'impegno ZRF non include il flaring da attività non gestite.
Ciò porta a chiedersi se gli obiettivi ZRF e gli obiettivi di riduzione del metano siano abbastanza impegnativi. Una volta che le imprese avranno una migliore visibilità e un maggior numero di impianti sotto monitoraggio continuo, gli investitori dovranno insistere per ottenere obiettivi assoluti più rigorosi di riduzione del metano e, in particolare, obiettivi di riduzione per le joint venture non gestite direttamente, con una maggiore trasparenza su come vengono raggiunti.
Agire sulle emissioni di metano
È importante che gli investitori spingano le società a sottoporre a verifiche esterne le loro emissioni di metano, per ridurre il rischio di dichiarazioni errate e per individuare meglio le aree problematiche che possono essere di conseguenza affrontate. Con il miglioramento tecnologico, i dati sulle emissioni diventeranno più affidabili, ma le aziende dovranno implementare una combinazione di approcci di misurazione bottom-up (ad esempio, scanner a infrarossi portatili) e top-down (ad es. misurazioni aeree con aerei o droni) per stimare con maggiore precisione le emissioni fuggitive.
Gli investitori dovranno chiedere chiarimenti sui dati che le società O&G stanno acquisendo e monitorando per confermare se includono tutte le attività gestite e non gestite, le piattaforme onshore e offshore e tutta la logistica di trasporto, compreso quello marittimo.
Le emissioni di metano provenienti da attività non direttamente gestite devono essere al centro dell'attenzione degli investitori, in quanto è qui che si annida il rischio reputazionale e la mancanza di visibilità. Ci sono state critiche da parte delle agenzie ambientali secondo cui le grandi aziende petrolifere non sono riuscite a convincere i loro partner di joint venture ad affrontare il problema delle emissioni di metano e non hanno fornito le risorse tecniche e finanziarie necessarie per contribuire alla costruzione di capacità. L'acquisizione di dati olistici e accurati sul metano è un primo passo di cruciale importanza per affrontare questo problema.
Janus Henderson continua a incoraggiare una maggiore trasparenza e collaborazione nel settore in materia di emissioni di metano. Siamo stati confortati dal fatto che molte società partecipate hanno fissato obiettivi per ridurre le emissioni di metano e in diversi paesi le hanno già notevolmente ridotte. Tuttavia, abbiamo individuato che alcune imprese sono più avanti di altre in materia di rilevamento delle emissioni delle joint venture. In qualità di azionisti attivi monitoriamo questi progressi e incoraggiamo le imprese a:
- Aumentare il livello di trasparenza nei confronti degli investitori, per quanto riguarda il metano (in merito alle partnership; ai progressi compiuti sul fronte dell'accuratezza dei dati; a ciò che rientra o meno nell'ambito di applicazione della reportistica sul metano e perché; a quali attività sono difficili da monitorare, ecc.), in quanto ciò fornirà agli investitori maggiori conferme sull'effettiva adozione di iniziative per affrontare il problema.
- Fornire una ripartizione più chiara delle informazioni sulle emissioni, affinché siano utili e comparabili rispetto alle controparti (idealmente per attività direttamente gestite rispetto a quelle non direttamente gestite; per regione; per tipo di emissione – combustione in torcia vs. venting vs. emissioni fuggitive)
- Ampliare il più possibile lo spettro delle emissioni di metano, per includere tutte quelle potenzialmente associate alle imprese, compreso il gas naturale liquefatto (GNL) negoziato da terzi. Più ampia sarà la visibilità del metano associato, maggiore sarà la probabilità di evitare danni reputazionali dovuti ad operatori inquinanti.
- Avviare una maggiore collaborazione nel settore per affrontare i problemi legati alle pratiche di venting/combustione in torcia ed emissioni fuggitive in hotspot di metano con risorse insufficienti (ad esempio, Iraq, Iran, Algeria, Nigeria, Libia ecc.) condividendo le competenze e migliorando lo sviluppo delle capacità al fine di mitigare questo rischio, prima che generi ulteriori rischi per l'inquinamento ambientale e la salute della comunità, come segnalato in Iraq.
- Fissare obiettivi più ambiziosi e specifici sul metano (ad esempio, creare obiettivi assoluti di riduzione e obiettivi più dettagliati incentrati sulle attività non direttamente gestite) una volta che sarà disponibile una serie di dati più completa sulle emissioni di metano direttamente gestite e non gestite.
*I satelliti per il monitoraggio del metano includono il MethaneSAT dell'Environmental Defence Fund (EDF), che ha contribuito a costruire il Permian Methane Analysis Project, il Carbon Mapper e il progetto EMIT della NASA, e le aziende IMEO del Programma Ambientale delle Nazioni Unite non hanno sempre più "nessun posto dove nascondersi", il che porta a una migliore collaborazione pubblico/privato per affrontare le perdite.
**Gli stranded asset sono risorse (per es. risorse petrolifere e di gas non ancora estratte) il cui valore si rivela inferiore al previsto a causa delle oscillazioni dei mercati, della transizione energetica, ecc.
1 BloombergNEF, The Oil and Gas Industry’s Methane Problem in Four Charts, 22 agosto 2022. Alcuni esempi sono l'Algeria, il Wyoming, il Kuwait e il New Mexico. Il rapporto 2022 IEA Global Methane Tracker ha segnalato che le emissioni di metano del settore energetico erano superiori del 70% rispetto alle cifre di fonte governativa.
2 UNEP, In face of climate crisis, Iraq takes on methane pollution, 28 febbraio 2022.
3 Commissione Europea, EU external energy engagement in a changing world, 18 maggio 2022.
4 Covington, Methane Emissions Reduction Program: The Next Step in the United States’ Efforts to Tackle a Potent Greenhouse Gas, 30 luglio 2022.
5 BP.com, BP aims for zero routine flaring in US onshore operations by 2025; Shell.com, Inside-energy: zero-routine-flaring-by-2025.
INFORMAZIONI IMPORTANTI
L'investimento all'insegna dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) altrimenti detto sostenibile, considera aspetti che esulano dall'analisi finanziaria tradizionale. Ciò può limitare gli investimenti disponibili e tradursi in performance ed esposizioni diverse da quelle del mercato nel suo complesso, e potenzialmente più concentrate in alcune aree rispetto a quest'ultimo.
Il settore energetico può risentire in modo significativo delle fluttuazioni dei prezzi dell'energia e dell'offerta e della domanda di combustibili, della conservazione, del successo di progetti di esplorazione e delle normative fiscali e statali in generale.
Queste sono le opinioni dell'autore al momento della pubblicazione e possono differire da quelle di altri individui/team di Janus Henderson Investors. I riferimenti a singoli titoli non costituiscono una raccomandazione all'acquisto, alla vendita o alla detenzione di un titolo, di una strategia d'investimento o di un settore di mercato e non devono essere considerati redditizi. Janus Henderson Investors, le sue affiliate o i suoi dipendenti possono avere un’esposizione nei titoli citati.
Le performance passate non sono indicative dei rendimenti futuri. Tutti i dati dei rendimenti includono sia il reddito che le plusvalenze o le eventuali perdite ma sono al lordo dei costi delle commissioni dovuti al momento dell'emissione.
Le informazioni contenute in questo articolo non devono essere intese come una guida all'investimento.
Non vi è alcuna garanzia che le tendenze passate continuino o che le previsioni si realizzino.
Comunicazione di Marketing.